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2009 dal 5 al 12 Aprile

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dai GIORNALI di OGGI

Opel, Berlino frena: "Con Magna nessun vincolo"

VW attacca Magna-Opel: "C'è conflitto di interessi"

Germania, a maggio balzo delle immatricolazioni +39%

Exploit del gruppo Fiat +102%

Marcegaglia: "Su Opel prevalse logiche di Stato"

Forti tagli con un'alleanza Fiat-Peugeot

Fiat-Opel, le occasioni perdute e le prospettive

Fiat progetta la 500 ibrida

Opel, il Governo tedesco:"Fiat non è fuori gara

L'accordo con Magna per Opel non ha carattere vincolante. 2009-06-03

Battuta Fiat, l'Opel va a Magna 2009-05-30

L'annuncio nella notte del ministro delle Finanze tedesco Steinbrueck: "Non è stato facile"

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L'ARGOMENTO DI OGGI

 

Il mio PENSIERO:

Peccato, l'acquisto di Opel avrebbe consentito a Fiat di ammortizzare meglio i propri costi.

Comunque si pone un problema minore per l'occupazione Italiana.

Forse a questo punto la concorrenza Opel sarà meno agguerrita di quella Generl Motors-Opel, essendo MAGNA non un costruttore di auto, ma solo di componenti, e quindi non ha esperienza diretta di mercato automobilistico, di knowhow, di innovazione.

Il Governo Italiano esce senz'altro battuto, perché all'apparenza non si è mosso in alcun modo, e forse l'accordo con la Russia per il Gas è stata il lasciapassare per la deriva dell'Offerta Fiat, lasciata sola per consentire l'ingresso dei Russi in Opel.

Per. Ind. Giacomo Dalessandro

 

CORRIERE della SERA

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http://www.corriere.it

2009-06-04

Italia-Germania Il giallo dei 300 milioni. Balzo delle vendite del Lingotto: +101%. Sacconi convoca le parti sul blocco di Melfi

Berlino: su Opel giochi ancora aperti

I dubbi su Magna. Berlusconi: pronti a intervenire ma non siamo una merchant bank

MILANO — Lo spazio di un weekend. Il tempo di arrivare al primo impegno da onorare: quei 300 milioni, spuntati all’ul­timo, che Sergio Marchionne si era rifiutato di "bruciare" e Frank Stronach, invece, aveva promesso a scatola chiusa. "Un nuovo buco Opel? Nessun pro­blema. Copriamo noi". Già. Pec­cato che il versamento fosse ur­gente. E che se ne siano perse le tracce. Magari si materializzerà, prima o poi. Ma quel cash, a Ber­lino erano stati chiari, era que­stione di sopravvivenza: a Rüs­selsheim serviva "subito", falli­mento di Gm o no. Morale: l’as­segno — così almeno si legge tra le righe di comunicati sem­pre più imbarazzati — l’ha dovu­to staccare il governo tedesco. È lì che Angela Merkel ha toccato con mano quello che in Germa­nia molti, a partire dal titolare dell’Economia Karl-Theodor zu Guttenberg, sospettavano dal­l’inizio della saga. Che cioè l’of­ferta di Magna-Sberbank non fosse solo "molto meno chiara del piano Fiat" (definizione del ministro inglese Peter Mandel­son, parte in causa per via di Vauxhall), ma nascondesse an­che qualche sorpresa.

Voilà. Forse i giochi si riapri­ranno davvero, forse no, forse sul serio l’affaire terrà banco fin dopo le elezioni. Di sicuro è già tornato tutto in discussione. Con ulteriori, pesanti grattacapi arrivati per Frau Merkel in largo anticipo rispetto a quanto lei stessa, in fondo, temeva. L’inte­sa con i russo-canadesi e con Gm è stata firmata venerdì, do­po una decisiva telefonata tra la cancelliera e Barack Obama e in­sieme al via libera di Berlino al prestito-ponte da 1,5 miliardi. Passano solo tre giorni, e Mer­kel comincia a esternare i dub­bi: l’operazione comporta "mol­ti rischi". Almeno però, aggiun­ge, l’intesa con Magna-Sber­bank "non è vincolante". Ieri, al­tra botta: quei colloqui sono an­cora in fase preliminare, "il pro­cesso è ancora aperto a tutti i candidati". Modo scontatamen­te diplomatico con cui Ulrich Wilhelm, portavoce del gover­no, ribadisce che no, i contatti con Fiat (e con la cinese Baic) non sono ripresi, ma le porte re­stano spalancate. Ne approfitterà, la Beijing Au­tomotive? Probabile. Ma tutto sommato secondario. Perché l’altro candidato "vero" era il Lingotto, e dunque la domanda riguarda in prima battuta Tori­no. Rientrerà? Altrettanto proba­bile, se davvero si ricomincerà da dove il "piatto" era saltato giovedì. Ovvio però che intanto osservino e basta, in Fiat. Men­tre Silvio Berlusconi fa sapere che "non ci hanno chiesto nien­te, siamo pronti a intervenire ma non siamo la merchant bank di Massimo D’Alema", Mar­chionne è a Detroit (rientra og­gi) e il suo messaggio è chiaro: per ora di concreto c’è Chrysler, e lì ci concentriamo. Il resto so­no ipotesi, voci, "aperture", sì, che però dal gruppo scelgono di non commentare. O dovrebbero riparlare di soap opera, e adesso non è proprio il caso. Meglio go­dersi le vendite raddoppiate, in Germania, anche a maggio.

Gli ingredienti, tuttavia, a una soap assomigliano sempre più. Non c’è solo il nuovo giallo intorno ai 300 milioni, i soliti: quelli che prima hanno fatto vo­lare insulti tra governo america­no e governo tedesco e che, alla fine, hanno visto Fiat sfilarsi da un’asta diventata "rischio irra­gionevole ". Ci sono, in paralle­lo, i russi che esultano: "Portere­mo qui parte della produzione Opel". C’è Stronach che butta lì: "Gli accordi con Gm ci precludono i mercati di Usa e Cina". Il suo vice che annuncia la firma per settembre mentre il capo di Opel smorza: "Ancora molto da chiarire". E poi Volkswagen, sullo sfondo, che avverte: "L’operazione con Magna crea conflitti d’interesse. Vigileremo". Insomma: caos totale. Anche per la Merkel e il suo governo. I quali, ironia, ieri si sono visti omaggiare da una pagina di pubblicità sui principali quotidiani: "Opel ringrazia!". Sarà ritirata?

Raffaella Polato

04 giugno 2009

 

 

 

 

 

 

2009-05-30

Merkel: "Accordo politicamente ragionevole raggiunto con l'aiuto di Obama"

Battuta Fiat, l'Opel va a Magna

L'annuncio del ministro delle Finanze tedesco: "Non è stato facile". Montezemolo: "Nessuna guerra tra Paesi"

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La Fiat negozia ancora: "Pronti, ma non a tutti i costi" (27 maggio 2009)

BERLINO - Sarà Magna a rilevare il controllo di Opel da General Motors. Dopo aver raggiunto un accordo di massima con Gm nel pomeriggio di venerdì, il fornitore austro-canadese si è assicurato anche il via libera del governo tedesco. L'accordo tra Magna e Opel rappresenta una "soluzione ragionevole", ha dichirato la cancelliera tedesca, Angela Merkel, sottolineando che l'intesa è stata raggiunta con l'aiuto del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, con cui Merkel ha avuto un colloquio telefonico poco prima della chiusura delle trattative. "È una soluzione politicamente ragionevole". Secondo il presidente della Fiat, Luca di Montezemolo, la vicenda "non è stata una guerra politica tra Paesi. Noi abbiamo fatto quello che dovevamo fare, la Fiat ha fatto quello che doveva fare e se c'e una decisione diversa ci sono motivi per averla presa".

SOLUZIONE - Berlino sostiene la proposta di Magna, ha annunciato poco dopo le 2 di notte il ministro federale delle Finanze, Peer Steinbrueck, al termine di una lunga riunione in cancelleria federale a Berlino. "È stata trovata una soluzione per tenere in vita Opel", ha detto Steinbrueck. Inoltre è stata raggiunta un’intesa anche sul modello dell’amministrazione fiduciaria temporanea e sul prestito-ponte da 1,5 miliardi di euro necessario per assicurare la sopravvivenza di Opel nel caso - ormai alle porte - di un’insolvenza di Gm. Per lo Stato la soluzione prevede rischi sì elevati, ma giustificabili davanti ai contribuenti, ha precisato Steinbrueck.

Sergio Marchionne (Reuters)

Sergio Marchionne (Reuters)

Se la decisione finale sul futuro partner di Opel spetta a Gm, il sì del governo tedesco è fondamentale, in quanto da Berlino arrivano le garanzie pubbliche sul finanziamento-ponte. Fiat ha deciso di non partecipare al nuovo vertice a Berlino, cui hanno preso parte tra gli altri il cancelliere Angela Merkel, i ministri dell’Economia, Karl-Theodor zu Guttenberg, e degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier, i governatori dei Laender con stabilimenti Opel, i vertici di Magna e rappresentanti di Gm e del Tesoro statunitense. Il Lingotto - si legge in una nota - non intende assumersi rischi "inusuali" nel negoziato per l’acquisizione della società automobilistica tedesca. La vicenda Opel "sta assumendo i toni di una soap opera brasiliana in un anno elettorale", aveva commentato l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne.

I PUNTI DELL'ACCORDO - L'intesa raggiunta si basa su tre punti: un memorandum d'intesa con la Magna, l'amministrazione fiduciaria per la Opel e un prestito ponte da un miliardo e mezzo di euro erogato dal governo federale e dai quattro Laender tedeschi che ospitano gli impianti della casa automobilistica. La Magna garantirà già dalla prossima settimana la necessaria liquidità. Ha inoltre assicurato che manterrà i quattro stabilimenti in Germania, nei quali lavorano circa 25.000 persone e, secondo l'agenzia Reuters, i tagli saranno 2.600 in concomitanza dell'acquisizione. Dopo la riunione, il ministro Steinbruck, ha voluto rassicurarli: "Posso dir loro che è stata trovata una soluzione". La firma dell'intesa finale è prevista nel giro di cinque settimane: al gruppo austro-canadese andrá il 20% della Opel, alla Sberbank il 35%, alla Gm rimarrà il 35%, mentre i dipendenti controlleranno il 10%.

FRANCESCHINI - In merito alla trattativa sfumata il segretario nazionale del Partito Democratico, Dario Franceschini ha detto: "È un'occasione perduta, mi pare che altri governi si siano impegnati in modo molto determinato per sostenere le loro imprese". "Da noi - ha aggiunto il leader Pd, criticando l'operato del governo - c'è sempre un po' di distrazione".

30 maggio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Battuta Fiat, l'Opel va a Magna

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BERLINO - Sarà Magna a rilevare il controllo di Opel da General Motors. Dopo aver raggiunto un accordo di massima con Gm nel pomeriggio di ieri, il fornitore austro-canadese si è assicurato anche il via libera del governo tedesco. Berlino sostiene la proposta di Magna, ha annunciato poco dopo le 2 di notte il ministro federale delle Finanze, Peer Steinbrueck, al termine di una lunga riunione in cancelleria federale a Berlino. "E’ stata trovata una soluzione per tenere in vita Opel", ha detto Steinbrueck. Inoltre è stata raggiunta un’intesa anche sul modello dell’amministrazione fiduciaria temporanea e sul prestito-ponte da 1,5 miliardi di euro necessario per assicurare la sopravvivenza di Opel nel caso - ormai alle porte - di un’insolvenza di Gm. Per lo Stato la soluzione prevede rischi sì elevati, ma giustificabili davanti ai contribuenti, ha precisato Steinbrueck.

Se la decisione finale sul futuro partner di Opel spetta a Gm, il sì del governo tedesco è fondamentale, in quanto da Berlino arrivano le garanzie pubbliche sul finanziamento-ponte. Fiat ha deciso di non partecipare al nuovo vertice a Berlino, cui hanno preso parte tra gli altri il cancelliere Angela Merkel, i ministri dell’Economia, Karl-Theodor zu Guttenberg, e degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier, i governatori dei Laender con stabilimenti Opel, i vertici di Magna e rappresentanti di Gm e del Tesoro statunitense. Il Lingotto - si legge in una nota - non intende assumersi rischi "inusuali" nel negoziato per l’acquisizione della società automobilistica tedesca. La vicenda Opel "sta assumendo i toni di una soap opera brasiliana in un anno elettorale", aveva commentato l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne.

30 maggio 2009

 

 

 

 

 

Opel, restano in corsa solo Fiat e Magna "Ma le offerte vanno migliorate"

La nuova scadenza è venerdì. General Motors chiede 300 milioni in più rispetto a quelli previsti da Berlino

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Sergio Marchionne si concede una sigaretta durante una pausa nell'incontro con la cancelliera Merkel (Afp)

Sergio Marchionne si concede una sigaretta durante una pausa nell'incontro con la cancelliera Merkel (Afp)

BERLINO - Una maratona di quasi 12 ore per constatare che ancora non esistono i presupposti per una vendita della Opel. Cominciati mercoledì alle 17 e terminati all'alba di venerdì, verso le 4.30, gli incontri sul futuro della casa automobilistica tedesca, tenuti in cancelleria, non hanno prodotto - come previsto - un risultato definitivo, ma sono serviti a restringere la rosa dei potenziali acquirenti: da giovedì, in lizza ci sono solo la Fiat e il gruppo Magna, entrambi con le stesse possibilità di farcela. Ma la strada, per i due gruppi e per il governo tedesco, sembra in salita. Il Lingotto e il produttore di componenti d'auto austro-canadese potranno presentare venerdì le loro offerte rielaborate alla luce degli incontri - e degli sviluppi - di queste ultime ore. Per il governo, come ha indicato il ministro dell'Economia Karl-Theodor zu Guttenberg (Csu) al termine del super-vertice, rimane il nodo dell'amministrazione fiduciaria e dei finanziamenti ponte. Che non è da poco, poiché lo stallo è dovuto proprio a una richiesta di maggiore liquidità da parte della General Motors (Gm) per la propria controllata. Si era parlato di 300 milioni in più rispetto agli 1,5 miliardi di euro che il governo federale e i quattro Laender che ospitano gli impianti della Opel erano disposti a sborsare sotto forma di prestito ponte. L'amministratore delegato di Gm, Fritz Henderson, in un'intervista a Bloomberg, ha però precisato che le necessità di Opel restano di 1,5 miliardi di euro. Gm vuole - aggiunge - 450 milioni di euro di pagamento anticipato, mentre il governo tedesco pensava che ne fossero necessari inizialmente solo 100 milioni. "Ci assumiamo la responsabilità della confusione che questo può aver causato", aggiunge Henderson. "Stiamo cercando di trovare un terreno comune in Europea in quella che è chiaramente una situazione tesa". Nel frattempo, l'amministratore delegato della Magna, Siegfried Wolf, ha affermato che il gruppo austro-canadese è "pronto a trovare un modo per coprire" il buco da 300 milioni di euro nei previsti finanziamenti ponte volti a garantire l'operatività della Opel.

IL PRESTITO - I fondi servirebbero per mantenere in vita la Opel finché non si troverà una soluzione definitiva, ma che verrebbero ripagati dall'acquirente della società, costringendo di fatto sia la Fiat, sia la Magna a rivedere i rispettivi piani. Tutto, quindi, è rimandato a venerdì. "È stata una notte notevole, una notte che ha dimostrato che abbiamo a che fare con un tema complesso", ha detto Guttenberg al termine del vertice. "Giovedì ci siamo confrontati una volta di più con nuovi dati", ha spiegato, sottolineando - riferendosi alla richiesta della maggiore liquidità da parte di Gm - che, "soprattutto la General Motors, ci ha presentato delle sorprese".

CONCESSIONARI - Proprio alla luce delle fallite trattative su Opel i concessionari del marchio tedesco hanno ribadito la loro disponibilità a stanziare 500 milioni di euro per salvare la società. "Lanciamo nuovamente un appello al governo tedesco affinché prenda sul serio la nostra offerta di 500 milioni di euro", ha detto Jaap Timmer, portavoce di Euroda, l’associazione europea dei concessionari di Opel. Nei giorni scorsi i concessionari hanno approvato un modello che prevede di versare per tre anni in un apposito fondo 150 euro per ogni auto venduta. In tal modo i concessionari puntano a garantirsi una partecipazione nella società fino al 20%.

ANTITRUST E COMMISSIONE UE - Ma all'orizzonte potrebbe esserci anche un altro ostacolo: l'Antitrust europeo. Secondo il Financial Times Deutschland, infatti, Bruxelles potrebbe vincolare la concessione dei previsti prestiti ponte alla vendita o alla chiusura di alcuni impianti della Opel per controbilanciare la distorsione della concorrenza che si verrebbe a creare. Su quest'ultima ipotesi, il portavoce di Guttenberg ha detto che, trattandosi di un importante salvataggio, serve una valutazione ad hoc del problema. Intanto giunge conferma che venerdì pomeriggio si terrà a Bruxelles la riunione dei ministri dell'Industria dei Paesi interessati dalla vicenda Opel. Il commissario Ue all'industria Guenter Verheugen, ha deciso di invitare i ministri interessati nel pomeriggio, alle 15, approfittando della concomitante riunione del Consiglio competitività. "L'obiettivo della riunione è uno scambio di vedute a tutto campo sulla situazione del settore automobilistico europeo e le sue prospettive".

SCAJOLA - Alla riunione per l'Italia parteciperà anche il ministro Scajola: "Non c'è nessuna pressione del governo" sull'operazione Fiat-Opel, "ma abbiamo una valutazione positiva del progetto industriale di Fiat. Così il ministro dello Sviluppo economico, a margine dell'assemblea di Confesercenti. "Ci pare- sottolinea il ministro- che il confronto tra Fiat e Magna sia improprio: da una parte c'è un progetto industriale significativo, mentre dall'altra una proposta di minor spessore". Scajola, poi, si augura che nell'esame delle diverse offerte non ci sia "nessuna pressione" ma una valutazione serena da parte di tutti coloro che devono decidere: il governo tedesco, il governo americano e Gm". Sul fronte interno, il ministro ha comunicato che la convocazione di azienda e sindacati sul piano Fiat avverrà "subito dopo la campagna elettorale, lunedì o martedì".

MARCHIONNE A DETROIT - Intanto dopo la maratona di oltre otto ore a Berlino per Opel, l'ad di Fiat, Sergio Marchionne, ha lasciato la capitale tedesca alla volta di Detroit. Il tribunale del distretto sud di New York deve dare il via libera, dopo che la seduta della vigilia è terminata con un nulla di fatto, al passaggio degli asset della società Usa a una nuova Chrysler di cui saranno azionisti Fiat, il sindacato americano, il Governo Usa e quello canadese. Marchionne non andrà comunque in tribunale, il suo viaggio a Detroit è per occuparsi di Chrysler a livello operativo, spiegano da Fiat.

GM PREFERISCE MAGNA - Ma proprio dagli Stati Uniti potrebbero arrivare le maggiori difficoltà per la scalata ad Opel da parte di Fiat. General Motors ha infatti fatto intendere una preferenza per l'offerta Magna: lo ha detto il governatore dell'Assia, Roland Koch (Cdu). La Fiat - ha aggiunto Koch - vorrebbe infatti "rallentare" i rapporti tra Opel e la casa madre. Secondo il governatore dell'Assia, le due offerte si distinguono anche per il fatto che Magna vorrebbe concentrare la produzione, senza però abbandonare nessuno dei suoi elementi. Il Lingotto prevedrebbe, invece, motori Fiat per i veicoli Opel.

28 maggio 2009

 

 

 

 

 

Gm verso il fallimento, approvato scorporo delle controllate Ue dalla casa madre

"Per Opel tutti i piani vanno migliorati"

Fiat attende, ma ora guarda anche a Saab

Le tre offerte all'esame del governo tedesco, Gm e lander. "C'è proposta cinese, ma è arrivata tardi"

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Così la Fiat negozia ancora "Pronti, ma non a tutti i costi" (27 maggio 2009)

Il quartier generale di Opel a Ruesselsheim (Ap)

Il quartier generale di Opel a Ruesselsheim (Ap)

MILANO - Non si chiuderà mercoledì sera la partita per Opel. Un portavoce del governo di Berlino, Thomas Steg, ha detto che il vertice a cui prenderanno parte anche il cancelliere Angela Merkel e rappresentanti dell'amministrazione Usa, di Gm e di altre aziende contendenti non effettuerà una scelta definitiva tra le tre offerte presentate per rilevare la casa automobilistica. Piuttosto, emergeranno molto probabilmente i nomi di due investitori potenziali. "Non dovete stupirvi se questa notte verrà deciso di tenere ulteriori colloqui e trattative non soltanto con un investitore", ha detto Steg. Berlino sembra quindi orientata a prendere tempo in attesa di un accordo con il Tesoro Usa, che si appresta a decidere il futuro della controllante di Opel, la General Motors, che appare oramai avviata verso la bancarotta. Per Fiat, insomma, la partita resta difficile. Il gruppo torinese, però, starebbe guardando anche oltre la Germania e, in particolare, alla Svezia: il governo di Stoccolma ha spiegato che la Fiat è uno dei tre pretendenti ufficiali a rilevare la Saab. "Confermiamo - dice il portavoce del ministero dell'Industria - che Fiat è una delle tre parti con cui il governo svedese è in contatto". Il portavoce non ha detto chi sono gli altri due pretendenti.

LO STOP DEL MINISTRO - Una posizione che in qualche modo è stata poi ribadita dal ministro dell'Economia tedesco, Karl-Theodor zu Guttenberg (Csu), che ha spiegato che tutti i piani presentati dai tre concorrenti per rilevare Opel devono essere migliorati. Inoltre, ha aggiunto Guttenberg, "restano ancora aperte tante questioni" sulla faccenda Opel e che la porta "è ancora aperta per altri investitori a farsi avanti", scrive Bloomberg. Il ministro ha infine sottolineato che se non si arriva ad un accordo con gli investitori, bisogna "prendere in considerazione altre soluzioni" fra cui l'insolvenza controllata.

IL PRESTITO - Il governo tedesco potrebbe invece aiutare chi si aggiudicherà Opel concedendo alla casa tedesca un prestito ponte da 1,5 miliardi di euro, secondo quanto affermato dal ministro delle Finanze Peer Steinbrück, precisando tuttavia che prima di pensare agli aiuti pubblici vi sono "diverse questioni da chiarire", a cominciare da "quale sarà l’investitore che otterrà le nostre preferenze", come ha dichiarato in un’intervista alla rete televisiva pubblica Ard. Il ministro ha anche chiarito che sarà importante la dinamica con cui si configurerà "un sistema affidabile" per la ripresa di Opel e ha aggiunto che vi sono "possibilità molto elevate" che il governo proceda a concedere l'aiuto, con la possibilità di ottenere sostegni pubblici anche per il medio termine. In precedenza il governo tedesco aveva chiarito che per questo aspetto si potrebbe fare leva sulla garanzia pubblica per l’emissione di bond, in modo da non gravare sulle tasche dei contribuenti.

SCORPORO DI OPEL - Intanto General Motors ha trasferito le sue attività europee (Opel e Vauxhall) alla controllata tedesca Adam Opel GmbH, una mossa tesa a facilitare un accordo con il futuro investitore nella società. Le attività trasferite includono stabilimenti, rete vendite e tecnologie, ma non il debito.

GM VERSO IL FALLIMENTO - La prima casa automobilistica americana ha nel frattempo comunicato che le adesioni degli obbligazionisti all'offerta di concambio sono state "sostanzialmente inferiori alla soglia richiesta da Gm", pari al 90% del valore nominale, e pertanto "il concambio non verrà esercitato". Ai suoi creditori Gm aveva offerto 225 azioni per ogni 1.000 dollari di valore nominale, in pratica una quota del 10% nel gruppo ristrutturato in cambio della rinuncia a esercitare crediti per 27 miliardi di dollari. Il fallimento dell'offerta ai creditori rende ancora più probabile l'adesione al "Chapter 11", cioè alla procedura concorsuale di bancarotta.

ANCHE I CINESI - Fonti del governo tedesco hanno poi confermato che c’è anche una quarta offerta per Opel, della cinese Baic (Beijing Automotive Industry Corporation). Il ministro Steinbrueck ha però spiegato che è troppo tardi per poter esaminarla: "È arrivata così tardi che non abbiamo il tempo materiale per poterla valutare attentamente come abbiamo fatto con le altre tre offerte".

MONTEZEMOLO - Per Opel "Marchionne ha fatto tutto quello che si doveva e si poteva fare, ora mi auguro ci siano le condizioni per chiudere" la trattativa, ha detto il presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, a margine di un convegno alla Luiss, aggiungendo che "quando ci sono delle lotterie è meglio aspettare il risultato". Da parte di Fiat, insiste Montezemolo, "c'è la consapevolezza di aver fatto tutto quello che si poteva fare, adesso entra in campo tutta una serie di comportamenti decisionali". Secondo il presidente della Fiat, il ministro Tremonti "ha ragione" quando dice che ormai la partita per Opel si sta giocando sui tavoli dei governi: "Tutti i governi stanno facendo la loro parte".

27 maggio 2009

 

 

 

Retroscena La missione di John Elkann a Berlino, l'appoggio delle banche

Così la Fiat negozia ancora

"Pronti, ma non a tutti i costi"

MILANO — Anche per Chrysler aveva parlato di "biglietto della lotteria". Un biglietto che poi si era rivelato vincente. Ma là, Stati Uniti, le regole erano precise. Qui, Germania, se di "lotteria" si tratta è perché "in campo ci sono tantissime variabili". E quella industriale rischia alla fine di non essere la principale. Sergio Marchionne andrà fino in fondo, la carta che gioca resta l'unico progetto di integrazione strategica sul tavolo Opel e, probabilmente, nel finale di partita potrà contare sull'appoggio della task force americana, conquistata proprio con Chrysler e proprio a base di tecnologia e asset industriali.

Il piano Fiat ha però precisi paletti di sostenibilità economica, per l'una e per l'altra azienda. Marchionne ha già fatto delle concessioni. Resta flessibile (e infatti rimane a Berlino per il "giro" finale). Ma molto oltre, soprattutto se in risposta ad altre logiche, non intende andare. Difficile dire cosa segnasse, ieri sera, il barometro. Certo, dal faccia a faccia in Cancelleria era uscito con parole di apprezzamento per Angela Merkel: "Incontro costruttivo", l'ha definito. "Spero", anzi — correzione immediata, e in questo caso non solo in omaggio alla diplomazia — "penso che sia l'economia a pesare più della politica". Marchionne doveva però ancora vedere il vicepremier Frank-Walter Stenmeier, capofila del forte schieramento sin dall'inizio apertamente pro-Magna. E fino a oggi, quando il governo tedesco si incontrerà con la task force di Barack Obama e con i vertici di Gm per una decisione congiunta, sarà complicato per chiunque scommettere su quale direzione prenderà il "pendolo Opel". Di sicuro non lo fa lui. Che anzi si infastidisce, con chi la mette in termini da bookmakers: "Sono fiducioso perché stiamo facendo un grandissimo lavoro. Ma non stiamo scommettendo: facciamo del nostro meglio e cerchiamo di portare avanti un progetto. Se sono qui è per tentare di chiudere seriamente un accordo. Se ci riusciremo bene, sennò riprendo l'aereo per tornare".

E questo è il punto. Al Lingotto non mancano le cose da fare: Chrysler da rivoltare come avvenne per Fiat cinque anni fa, l'Italia a sua volta in attesa di un piano industriale, due gruppi pur sempre da integrare. E sì, Opel sarebbe il completamento del cerchio, quel "matrimonio perfetto" che è l'obiettivo finale. Non però a qualsiasi costo. Torino ha già migliorato la propria offerta e tra l'altro, come conferma lo stesso Marchionne, "abbiamo dato maggiori dettagli sul sistema produttivo tedesco e abbassato la somma delle garanzie statali: da sette miliardi a sei" (da restituire in quattro anni, secondo indiscrezioni, contro i cinque di Magna, che a differenza di Fiat non si accollerebbe il debito pensionistico di Opel). Ora, però, la "serena e fiduciosa attesa" di cui parlavano ieri sera i vertici del Lingotto (Marchionne e John Elkann da Berlino, Luca Cordero di Montezemolo dall'Italia) va di pari passo con la "consapevolezza di quanto sia complessa una partita in cui si sommano tante posizioni diverse". E se questo, oggi, dovesse tradursi in una sorta di asta, Torino potrebbe anche sfilarsi: "L'aereo" cui accennava il numero uno.

Non c'è la minima aria di resa, però. Anzi. È vero, anche da Roma Giulio Tremonti mette l'accento sul fatto che "è una partita complicata che si gioca ormai tra i governi: tedesco, russo, americano" (non cita quello italiano, ma dirà poi che "era implicito"). Ciò non toglie che, finché rimane aperta, Marchionne continui a predisporre ogni mossa. Gli advisor — Unicredit, Intesa e Goldman Sachs — preparano tutte le operazioni che seguirebbero l'eventuale "sì" a Fiat. Ed è Corrado Passera, l'amministratore delegato di Intesa, a confermare: "Siamo pronti a dare supporto finanziario al progetto, ci metteremo il meglio di noi". Gli chiedono: anche soldi, nuove linee di credito? "Perché, le banche cosa fanno di mestiere?".

Raffaella Polato

27 maggio 2009

REPUBBLICA

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2008-05-30

Opel, Magna batte Fiat

via libera da Berlino

BERLINO - L'annuncio ufficiale lo ha dato il ministro delle Finanze tedesco, Peer Steinbrueck (Spd), poco dopo le 2 di notte, davanti alla cancelleria di Berlino, al termine di una nuova tornata di incontri iniziata dodici ore prima: il gruppo Magna sarà il nuovo proprietario della Opel. E' stata una trattativa lunga e difficile, hanno commentato i ministri del governo Merkel, assicurando che è stata scelta la strada migliore per salvaguardare migliaia di posti di lavoro senza gravare sulle finanze pubbliche. I tedeschi hanno preferito il consorzio del produttore di componenti d'auto, l'austro-canadese Magna, alleata alla russa Sberbank, alla Fiat. Magna si trasforma in un nuovo gruppo con cinque milioni di vetture all'anno e punta - con l'aiuto della Gaz - sui mercati russo e dell'ex Unione sovietica.

(30 maggio 2009)

 

 

 

Il governo tedesco esamina l'intesa tra Gm e il gruppo austro-russo-canadese

Servirà da base per far partire il prestito-ponte e l'amministrazione fiduciaria

Opel, c'è l'accordo tra Gm e Magna

Marchionne: "E' una soap opera"

di PAOLO GRISERI

Opel, c'è l'accordo tra Gm e Magna Marchionne: "E' una soap opera"

Sergio Marchionne

MONTREAL - Accordo fatto. La cordata austro-russo-canadese della Magna ha vinto la battaglia nella Cancelleria di Berlino sconfiggendo la proposta Fiat. Alle 9,30 del mattino a Montreal, il primo pomeriggio in Italia, Sergio Marchionne può finalmente dichiarare quel che pensava da alcuni giorni: "La trattativa su Opel - dice l'ad - somiglia a una soap opera brasiliana". L'ultima puntata della telenovela la stanno scrivendo i ministri socialdemocratici che hanno messo in un angolo Angela Merkel (con l'appoggio dell'ex primo ministro Schroeder, consulente dei russi) imponendo l'intesa con Frank Stronach. In serata arriva la conferma: il governo tedesco ha deciso di esaminare l'intesa raggiunta tra Magna e Gm. La partita, dunque, sembra proprio chiusa.

Entro la serata il governo di Berlino dovrebbe firmare un "memorandum d'intesa" con la Magna per ottenere dai vincitori della battaglia i soldi necessari al prestito-ponte che dovrebbe salvare la Opel dalla bancarotta.

Ma per la Fiat c'è ancora speranza: ne è convinto il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, che a Bruxelles ha appena finito l'incontro tra la commissione Ue e i ministri dell'industria europei per discutere del caso delle filiali europee di Gm. Scajola ha assicurato di "aver colto negli interventi dei suoi partner una grande preferenza per il progetto Fiat, industrialmente più solido". "Credo che il progetto Fiat - ha aggiunto - sia migliore per tanti altri aspetti che interessano General Motors anche in altri mercati". Scajola ritiene che, il prossimo futuro darà ragione al Lingotto. Ma, forse, il ministro stava già pensando ad altri scenari (Peugeot, l'accordo con Gm per il Sudamerica).

La vittoria degli austro-russi era nell'aria da questa mattina quando Marchionne, con un lungo comunicato, aveva annunciato che l'offerta della Fiat non era ulteriormente modificabile e che il governo tedesco "non può chiedere di più". Dunque, diceva il Lingotto, anche se la Fiat "mantiene un forte interesse per l'operazione con Opel", non avrebbe partecipato all'ennesimo incontro con il governo di Berlino nel pomeriggio. "La vita va avanti" ha detto anche Marchionne e ha fatto sapere che la Fiat non è interessata ad alcuna forma di collaborazione con la Magna mentre sembra ancora in piedi l'interesse per Saab.

Mentre in Cancelleria prepara il memorandum che chiude la partita, a Bruxelles i ministri dell'Ue si riuniscono per discutere del caso Opel. "Anche se ormai è tardi - commenta Marchionne - è necessario che l'Ue si occupi della vicenda". In ogni caso, dice l'ad del Lingotto, "la vita va avanti anche la Magna prende Opel". Sulla scorta delle prime indiscrezioni della sconfitta, il titolo di Torino ha perso oltre il 4 per cento in Borsa.

Reazioni in Italia. E, sulle prime avvisaglie della sconfitta nella campagna tedesca, partono le polemiche in Italia. "E' incredibile l'assenza di

iniziativa del governo italiano in questa vicenda" dicve il portavoce del Pd, Andrea Orlando. "Nelle scorse settimane - ricorda Orlando - Fiat è stata chiamata a dar conto delle proprie intenzioni oltre che dal governo persino dalle autorità locali tedesche. Il governo italiano è stato, sostanzialmente, tagliato fuori dagli sviluppi della trattativa". E Gianni Pagliarini (Pdci) chiede a Scajola di riferire su quanto sta accadendo e di rispondere a una serie di domande sulla vicenda.

(29 maggio 2009)

L'UNITA'

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2009-06-04

Il governo tedesco su Opel: "Il dossier è ancora aperto a tutte le offerte"

Malgrado Magna, la Fiat e i cinesi di Baic non sono ancora fuori dalla corsa per la Opel. Così fonti del governo tedesco, che hanno precisato che su Opel "niente è ancora definitivo" nella misura in cui Magna ha accesso ai libri della casa tedesca, ma potrebbe decidere in qualsiasi momento di abbandonare il progetto di acquisizione visto che il memorandum of understanding siglato con General Motors Europe non è vincolante.

"La decisione definitiva spetta a magna", aggiungono le fonti di Berlino, indicando che il governo "non ha alcuna influenza" su questo processo. Quindi Fiat e la cinese Baic, che di recente ha incontrato esponenti del governo tedesco per fornire più dettagli sul suo piano per opel, potrebbero rientrare in gioco.

Che il governo tedesco sia ancora aperto a tutte le potenziali offerte per Opel lo fa sapere anche il portavoce dell'esecutivo di Berlino, Ulrich Wilhelm. "Il dossier è ancora aperto a tutti gli offerenti", ha detto Wilhelm, precisando che le trattative tra la casa automobilistica tedesca e il gruppo austro-canadese Magna sono ancora in fase preliminare.

03 giugno 2009

 

 

 

 

2009-05-30

Merkel: Soluzione d'intesa con Obama

L'accordo tra Magna e Opel rappresenta una "soluzione ragionevole". Lo ha sottolineato la cancelliera tedesca, Angela Merkel, spiegando che l'intesa è stata raggiunta con l'aiuto del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, con cui Merkel ha avuto un colloquio telefonico poco prima della chiusura delle trattative. La cancelliera ha precisato che sono state rispettate le regole europee e che sono state garantite le tutele per i lavoratori negli stabilimenti tedeschi. Merkel si è quindi detta fiduciosa che i dettagli dell'operazione potranno essere definiti a breve.

La conferma ufficiale è arrivata nel cuore della notte, alle 2,17: il gruppo austro-canadese Magna sarà il nuovo proprietario di Opel e l'accordo definitivo dovrebbe essere nel giro di quattro-cinque settimane. A dare l'annuncio dell'intesa è stato il ministro delle Finanze tedesco, il socialdemocratico Peer Steinbrueck, al termine di una maratona di incontri nella cancelleria di Berlino protrattasi per12 ore. Per il governo tedesco è stata imboccata la strada migliore per salvaguardare l'occupazione senza appesantire troppo le casse pubbliche. Siegfried Wolf, uno dei due amministratori delegati di Magna, ha avvertito che ancora devono essere messi a punto alcuni dettagli: "Nel giro di cinque settimane ci sarà la firma dell'accordo finale", ha spiegato.

Magna diventerà un gruppo da cinque milioni di vetture all'anno, con un forte orientamento sul mercati della Russia e dell'ex Unione sovietica. Al gruppo austro-canadese andrà il 20% della Opel, alla Sberbank il 35%, alla Gm rimarrà il 35%, mentre i dipendenti controlleranno il 10% mentre la General Motors si separerà dal colosso tedesco dopo 80 anni di matrimonio.

Il numero uno di Gm Europe, Carl-Peter Forster ha affermato che la Opel è stata "salvata, per il momento", ma ha avvertito che sarà un '"lavoro difficile" trasformare in un contratto il protocollo d'intesa firmato a Berlino. L'intesa raggiunta si basa su tre punti: un memorandum d'intesa con la Magna, l'amministrazione fiduciaria per la Opel e il prestito ponte da un miliardo e mezzo di euro erogato dal governo federale e dai quattro Laender tedeschi che ospitano gli impianti della casa automobilistica.

La Magna garantirà già dalla prossima settimana la necessaria liquidità. Steinbrueck ha ammesso che la decisione "non è stata facile" e ha sottolineato il governo tedesco è consapevole dei "rischi" che sono stati confrontati con "quelli di un'insolvenza che avrebbe pesato con un credito di massa sul sistema pensionistico, aggiungendosi agli altri costi sociali". Il ministro delle Finanze tedesco ha riferito che anche i rappresentanti del Tesoro Usa presenti alle trattative hanno avallato l'intesa.

30 maggio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

Pd: "L'inerzia del governo ha favorito Magna"

Il Pd chiama in causa il governo per la vicenda Opel: ha lasciato solo Sergio Marchionne, e la sua inerzia ha implicitamente favorito la cordata avversaria della Fiat, la russo-canadese Magna. La critica è in particolare rivolta al premier Berlusconi la cui amicizia con Putin avrebbe dettato la linea di "non interferenza" nell'affare Opel.

 

Il primo a dirsi "stupito" per "l'assenza di iniziativa del nostro governo" è stato Cesare Damiano, responsabile lavoro del Pd: "Il nostro Paese anzichè guidare il processo, come stanno facendo gli altri Stati coinvolti - ha detto - rischia di subire soluzioni di risulta che dipenderanno dal successo o meno degli accordi". Insomma, la linea del governo di un intervento solo dopo un eventuale intesa su Opel mette a repentaglio gli stabilimenti italiani della Fiat: piuttosto, ha sottolineato Damiano, il governo dovrebbe "far conoscere le condizioni di tutela occupazionale e produttiva e mettere sul tavolo, come fatto dagli altri governi, risorse per raggiungere un obiettivo così importante per il nostro Paese".

 

L'improvvisa accelerazione della trattativa su Opel, con la possibile intesa tra Gm e Magna, ha suscitato indignazione tra i Democratici per l'immobilismo del governo italiano a fronte dell'attivismo dei ministri di Berlino e dei Governatori dei Laender tedeschi della Spd. Il portavoce del Pd, Andrea Orlando è sbottato: "È incredibile l'inerzia del governo italiano in una vicenda in cui si gioca le sorte di decine di migliaia di lavoratori italiani. È l'ennesima dimostrazione del vuoto strategico che caratterizza il nostro esecutivo in particolar modo nell'ambito delle politiche industriali". E la stessa critica, per l'assenza di una politica industriale, la fa Pier Luigi Bersani, responsabile economia del Pd, che giovedì sera ha incontrato gli operai di Termini Imerese e oggi quelli di Pomigliano d'Arco, i due stabilimenti più a rischio. "Al di la dell'esito della trattativa Fiat-Opel - ha detto Bersani agli operai - è il sistema di produzione e gli stabilimenti italiani che vanno difesi. In Europa non è certo l'Italia a porre problemi di sovra-produzione di auto, visto che ne produce 600.000 e ne immatricola il triplo". Insomma, ha aggiunto Bersani, "voglio almeno credere che, nel caso prevalesse la proposta Magna, ci sia da parte nostra una attenta verifica in sede comunitaria, mettendosi almeno al riparo da distorsioni di mercato che potrebbero pregiudicare le nostre produzioni". E cioè aiuti di Stato di altri governi alle proprie industrie e stabilimenti.

 

A dar voce ai dubbi sull'inerzia del presidete del Consiglio ci ha pensato Pierluigi Castagnetti: "Il governo ha lasciato in totale solitudine la Fiat. Questa disattenzione rischia di avere molte conseguenze sull'economia nazionale. Mi auguro che non si tratti di una 'disattenzione consapevolè, o peggio ancora di una 'disattenzione interessatà dalle amicizie personali del premier con il presidente Putin, che ha lavorato a fondo per < l'accordo che vede interessi russi nella cordata Magna".

29 maggio 2009

 

 

 

 

 

 

 

Opel, accordo vicino con Magna. Fiat irritata: "Sembra una soap opera brasiliana"

Si complica fortemente la partita Opel per Fiat. Gm e Magna, si è saputo nelle ultime ore, hanno trovato un'ipotesi di accordo e l'inizio del vertice a Berlino è slittato alle 18 nella possibilità concreta, ha detto il ministro dell'Economia Karl-Theodor Guttenberg, di non raggiungere per oggi un verdetto definitivo. "Di più non ci può essere richiesto" e qualora Fiat non uscisse vittoriosa dall'affare, "la vita va avanti lo stesso". Lo ha detto Fiat, Sergio Marchionne, spiegando che il Lingotto oggi non parteciperà alla riunione a Berlino. Ma l'irritazione al Lingotto c'è. Aggiunge infatti l'amministratore delegato della Fiat che gli sforzi per arrivare ad un accordo per l'acquisto di Opel "somigliano a una soap opera brasiliana in un anno elettorale".

Marchionne ribadisce che Torino non rinuncia a Opel ma si dice "sorpresa negativamente" dall'esito del vertice di martedì notte e non intende correre rischi "non necessari e irragionevoli". "Non è infatti ragionevole ritenere che Fiat, dopo aver fatto una prudente valutazione di business ed un'attenta considerazione dei propri interessi, possa finanziare un gruppo le cui condizioni finanziarie allo stato rimangono ignote". "Rimaniamo impegnati - dice Marchionne - a cercare di trovare modi per venire incontro alle richieste di General Motors e del governo tedesco, ma l'emergenza della situazione non può forzare Fiat ad assumere rischi del tutto inusuali".

 

Il cancelliere tedesco Angela Merkel, in un'intervista allo Spiegel, per la prima volta non esclude la possibilità di un'insolvenza di Opel, anche se assicura che il governo farà di tutto per evitarla. Il rischio, che a questo punto lo stesso governo tedesco comincia a prendere in considerazione è che, se oggi non si riuscirà a trovare un punto d'incontro sul prestito-ponte da 1,5 miliardi di euro, l'insolvenza di Opel comincerà a prendere seriamente corpo. Un portavoce del governo ha comunque precisato che, in questa fase, Magna è l'unico interlocutore con cui l'esecutivo sta trattando, aggiungendo però che Fiat non è fuori gioco e che potrebbe ritornare al tavolo negoziale.

 

Ricalcando la posizione di Marchionne, il presidente del Lingotto Luca Cordero di Montezemolo ha spiegato: "Quel che dovevamo fare l'abbiamo fatto, ora tocca a chi deve decidere". "La Fiat - ha detto Montezemolo - fino ad oggi ha fatto tutto quello che doveva fare: il progetto è la grande opportunità per creare il secondo gruppo automobilistico d'Europa con un grande progetto industriale. Progetto che è fortemente impegnativo per la Fiat e per la Opel se ci saranno le condizioni per farlo: oltre non si può andare, chi dovrà decidere deciderà in funzione delle proprie valutazioni". Il presidente della Fiat ha poi fatto presente che il gruppo del Lingotto è fortemente impegno sul fronte Chrysler.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2009-06-04

Fiat, Tremonti: "La partita Opel è ancora aperta"

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4 giugno 2009

Auto, in picchiata il mercato inglese (- 25%)

Opel, Berlino frena: "Con Magna nessun vincolo"

VW attacca Magna-Opel: "C'è conflitto di interessi"

Germania, a maggio balzo delle immatricolazioni (+39%). Exploit del gruppo Fiat (+102%)

Fiat-Opel, le occasioni perdute e le prospettive

Sulla operazione Opel la "Fiat non ha chiesto al Governo e il Governo non poteva intervenire. E' stata una partita giocata tra il governo russo, americano e tedesco ma é una partita ancora aperta". Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ai microfoni di Radio1. Tremonti è intervenuto dopo che in mattinata aveva parlato il ministro dello Sviluppo, Claudio Scajola: "Sono convinto - aveva detto nel corso del suo intervento all'assemblea dell'associazione delle imprese calzaturiere - che lì le carte siano ancora da giocare".

Scajola non esclude ulteriori sviluppi nella vicenda Opel. "Il piano industriale della Fiat è il migliore; la prima scelta del governo tedesco e della General Motors è stata di carattere finanziario e condizionata dal clima politico tedesco". Ha affermato il ministro "Il Governo italiano è stato vicino a Fiat, che ha proposto un piano industriale di prospettiva".

Nessun commento, invece, sulle ipotesi di avvicinamento tra il Lingotto e altre case automobilistiche europee, come Peugeot, ventilate nei giorni scorsi: "Fiat si concentra oggi sulla chiusura dell'operazione Chrysler per riorganizzare il settore. Fiat sta lavorando bene, con un buon prodotto e una buona organizzazione. Non c'è dubbio - ha ribadito - che per competere nel settore auto c'è bisogno di aggregazione".

Dubbi sul comportamento del governo tedesco sono stati espressi dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. "Lascia perplessi - ha detto -, e il fatto che siano prevalse logiche politiche rischia di provocare dei "pasticci"". La leader degli industriali ha ribadito che "gli Stati dovrebbero stare da parte, delimitare i campi e le regole del gioco e poi far giocare le imprese e lasciare che siano i piani industriali a prevalere. Gli Stati non devono fare nulla, compresa la politica italiana. I vertici Fiat - ha aggiunto - correttamente non hanno chiesto niente alla politica, perchè dovrebbe essere un gioco tra piani industriali e imprese".

Critico anche il leader della Cgil, Guglielmo Epifani: "La questione è complessa. Quando i governi si intromettono troppo i risultati sono questi".

La Opel intanto non tornerà in utile prima del 2013. A rivelarlo è stato il numero uno del gruppo Carl-Peter Forster. "Gli affari vanno bene - ha detto Forster - la quota di mercato è in rialzo e abbiamo già venduto 120 mila Insigna". Forster ha scartato la possibilità di un fallimento di Opel e fa sapere che i 300 milioni di euro del fondo di emergenza sono sufficienti a "ridisegnare il nostro futuro". Ieri il governo tedesco ha spiegato che l'offerta di Magna è solo preliminare e non vincolante e che considera ancora possibili altre offerte, comprese quelle di Fiat e dei cinesi di Baic. Ma Gm Europe fa sapere che sta lavorando per un accordo definitivo con Magna in 4-6 mesi. Infine circa il 40% del prestito-ponte da 1,5 miliardi di euro destinato dal governo tedesco alla casa automobilistica tedesca andrà alla Gran Bretagna e alla Spagna.

4 giugno 2009

 

 

 

 

 

 

Opel, Berlino frena:

"Con Magna nessun vincolo"

3 giugno 2009

VW attacca Magna-Opel: "C'è conflitto di interessi"

Germania, a maggio balzo delle immatricolazioni (+39%)

Exploit del gruppo Fiat (+102%)

Marcegaglia: "Su Opel prevalse logiche di Stato"

Forti tagli con un'alleanza Fiat-Peugeot

Fiat-Opel, le occasioni perdute e le prospettive

Fiat progetta la 500 ibrida

Opel, il Governo tedesco:"Fiat non è fuori gara

L'accordo con Magna per Opel non ha carattere vincolante. Così il ministro tedesco dell'Economia, Karl-Theodor zu Guttenberg, per il quale "l'acquisizione da parte di Magna è così concreta come può esserlo un memorandum of understanding non vincolante". Rispondendo alla domanda su quanto sia sicuro l'ingresso di Magna nella Opel rivoltagli nel corso di una seduta al Bundestag, zu Guttenberg ha affermato "Ci sono due partner che stanno negoziando l'acquisizione. Spero che l'accordo possa essere concluso". Un economista del partito Fdp, Rainer Bruederle, ha affermato che la seduta non ha chiarito la situazione. Anzi. "Restano troppe questioni aperte e irrisolte a livello giuridico", ha osservato, ed esiste "un considerevole rischio" che l'operazione possa naufragare.

Fiat e i cinesi di Baic quindi non sono ancora fuori dalla corsa per la Opel. Zu Guttemberg conferma così quanto sostenuto da fonti del Governo tedesco, che hanno precisato che su Opel "niente è ancora definitivo". Magna ha avuto accesso ai libri della casa tedesca e potrebbe decidere in qualsiasi momento di abbandonare il progetto di acquisizione visto che il memorandum of understanding siglato con General Motors Europe non è vincolante. "La decisione definitiva spetta a Magna", aggiungono le fonti, indicando che il Governo "non ha alcuna influenza" su questo processo.

Fiat e la cinese Baic, che di recente ha incontrato esponenti del Governo tedesco per fornire più dettagli sul suo piano per Opel, potrebbero quindi rientrare in gioco. Dalla Fiat però "non commentano" la possibile riapertura dei giochi per Opel e si limitano a ribadire le affermazioni dell'ad Sergio Marchionne, che la scorsa settimana ha affermato che il gruppo "è focalizzato su Chrysler".

Nel fine settimana Magna (alla guida di una cordata di cui fanno parte le russe Sberbank e Gaz) ha concordato con General Motors, la capogruppo di Opel attualmente in fallimento pilotato, il Governo di Berlino e quello americano un piano di salvataggio per la casa tedesca. Magna è uno dei maggiori produttori di componenti al mondo, conta 240 impianti e circa 74.500 addetti. Il costruttore Gaz è controllato dall'oligarca russo Oleg Deripaska, pesantemente indebitato, che qualche tempo fa ha dovuto lasciare il 20% che possedeva di Magna ai creditori. Il numero uno di Magna, Frank Stronach, ha detto che Opel tornerà a conti in nero tra cinque anni e il leader del consiglio di fabbrica di Opel, Klaus Franz, ha stimato che nei prossimi 5 anni la casa di Ruesselheim raggiungerà una produzione annuale di 2 milioni di unità assieme alla sorella inglese Vauxhall. Nel 2008 le vendite di Opel/Vauxhall erano pari a 1,46 milioni

3 giugno 2009

 

 

 

 

3 giugno 2009

VW attacca Magna-Opel:

"C'è conflitto di interessi"

Volkswagen solleva dubbi sulla nuova concorrente che dovrebbe nascere dall'accordo che sarà chiuso in settembre. La casa di Ruesselsheim potrebbe tornare all'utile soltanto fra quattro anni e cerca garanzie per 300 milioni dal governo di Vienna

Volkswagen all'attacco. La casa di Wolfsburg, primo costruttore europeo, ritiene che esista "un conflitto di interessi" nell'acquisizione di Opel da parte di Magna. Un portavoce della casa di Wolfsburg ha indicato che "noi di Volkswagen seguiremo con estrema attenzione gli sviluppi" della vicenda anche perché "per il salvataggio di Opel vengono utilizzati in grande quantità i soldi dei contribuenti. Speriamo che vengano realmente raggiunti risultati sostenibili e di successo". Il gruppo di componentistica austro-canadese dovrebbe chiudere l'accordo con Opel entro il mese di settembre.

La conferma è arrivata dall'ad di Magna, Siegfried Wolf, al termine di un incontro con i vertici di Gm nel quartier generale di Ruesselsheim. Tuttavia proseguono le polemiche interne anche al blocco istituzionale che ha scelto di escludere Fiat dalla corsa per Opel a favore dell'alleanza tra Magna e i russi di Gaz e Sberbank. ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel aveva espresso le sue perplessità. Il leader del consiglio di fabbrica della Opel, Klaus Franz, che è anche numero due del consiglio di sorveglianza della casa di Ruesselheim ha dichiarato è stata imboccata "la strada buona", anche se la casa tedesca e suoi dipendenti hanno "un percorso difficile" di fronte a sé. Franz ha sottolineato "il difficile futuro" sopratutto delle fabbriche di Bochum (nel Land del Nordreno Vestfalia), Luton (Gran Bretagna) e di Anwerpen (Belgio). L'obiettivo del sindacato è evitare il più possibile licenziamenti e chiusure di impianti. Quanto sarà possibile, ha aggiunto Franz, non è sicuro al momento attuale.

Opel, in ogni caso, ritornerà all'utile soltanto tra quattro anni. Questa la stima di Frank Stronach, presidente di Magna. La nuova Opel, ha aggiunto, uscirà dal rosso con una nuova gamma di prodotti entro tre anni e nel quarto sarà in utile. Parlando in Canada, Stronach ha detto ai giornalisti che a fine anno saranno importate e vendute in Canada auto marchiate Opel e che nei prossimi anni verranno prodotti modelli Opel anche in Canada. Nessuna precisazione comunque sulla tempistica. Le auto Opel non andranno invece negli Usa. La casa tedesca non sarà concorrente dell'ex capogruppo General Motors, ha concluso Stronach, non escludendo comunque che dopo un paio d'anni la situazione potrebbe cambiare.

Magna punta infine a garanzie concesse dallo Stato austriaco fino a 300 milioni di euro. Lo afferma il quotidiano di Vienna Der Standard, che cita fonti vicine al dossier secondo le quali il fondatore e presidente di Magna, Frank Stronach, avrebbe già incontrato a questo proposito il ministro austriaco delle Finanze, Josef Proell, che ritiene possibile che lo Stato austriaco possa sostenere Magna nell'operazione Opel concedendogli garanzie fino a 300 milioni.

 

 

 

 

2009-05-30

Montezemolo: nessuna guerra per Opel. Adesso c'è Chrysler

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30 MAGGIO 2009

TRENTO - "Nessuna guerra politica. Nella vicenda Opel sono state fatte scelte che noi rispettiamo e ora guardiamo avanti". Così il presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo, intervenendo al Festival dell'Economia, ha commentato la decisione presa nella scorsa notte dal Governo tedesco favorevole all'accordo tra Opel e il gruppo canadese Magna. "Adesso - ha sottolineato ancora Montezemolo - la Fiat è concentrata sulla Chrysler, un negoziato che fa tremare i polsi".

L'aver concorso alla gara per il salvataggio della casa automobilistica tedesca è stato comunque per Montezemolo "un fatto positivo per l'immagine dell'Italia, della Fiat e dell'impresa. Fino a 4-5 anni fa non sarebbe stato possibile andare in Germania a competere". Tornando alla vicenda Chrysler, il presidente della Fiat ha spiegato che "i nostri collaboratori sono in queste ore in America. C'è molto lavoro da fare, ma di grande potenzialità". Un accenno anche allo slittamento a lunedì 1° giugno della sentenza negli Usa sulla vicenda Chrysler. Si attende sorprese, gli è stato chiesto? "Non credo. Non ho elementi".

(P.F.)

30 MAGGIO 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

Opel, intesa tra Gm e Magna

Marchionne: è una soap opera

29 maggio 2009

Notizie e rumors si sono succeduti senza soluzioni di continuità. L'intesa di massima tra General Motors e Magna è stata raggiunta nel tardo pomeriggio. Poi, è iniziato lo stillicidio di conferme e smentite in merito alla posizione del Governo tedesco. Secondo la France press l'accordo, prima esaminato dai tecnici dell'esecutivo di Berlino, a notte inoltrata è finito al vaglio della politica: è stato consegnato alla cancelliera Angela Merkel (Cdu), ai ministri competenti, ai rappresentanti del Tesoro Usa e ai governatori delle regioni interessate (Assia, Nord Reno-Westfalia, Renania Palatinato e Turingia). Insomma, seppur il risultato finale non sia ancora fissato, la partita non vede la Fiat vincitrice.

Il Lingotto, da un lato, non ha celato l'irritazione per come le controparti hanno portato avanti le trattative: la vendita di Opel ha "l'aria di una soap opera brasiliana", ha commentato malignamente l'amministratore delegato Sergio Marchionne. Il quale, dall'altro, ha però aggiunto che: "La vita va avanti". Come dire, insomma: si è persa una battaglia ma non la guerra. Così, la Fiat ha fatto sapere, che continuerà a trattare con Saab. E che l'operazione principale resterà quella di Chrysler.

La notizia dell'accordo di massima tra Magna e Gm era arrivata nel pomeriggio, grazie all'offerta di Magna a Gm di 300 milioni per chiudere la partita e permettere, quindi, il lancio del prestito ponte da parte del Governo tesdesco per 1,5 miliardi di euro.

Fino all'ultimo si era, comunque, sperato che la Fiat potesse farcela. "C'é l'ipotesi di un prestito ponte da 1,5-1,8 miliardi di euro - aveva detto il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola, al termine del vertice europeo su Opel - con il quale sarà garantita la permanenza dei fidi europei: entro sei mesi potrà essere perfezionato l'accordo con l'acquirente che potrà essere Magna o Fiat". Aveva poi aggiunto che tra i Paesi europei coinvolti nel caso Opel, in particolare Belgio e Gran Bretagna, si "può cogliere maggiore preferenza verso un progetto industriale più solido, che è quello della Fiat". Un'ottimismo che, però, era già evidentemente controbilanciato dalla consapevolezza di come la situazione stesse evolvendo: "attualmente c'é una predilezione per Magna".

Ue: "Il sostegno a Opel non viola le regole comunitarie sulla concorrenza"

L'esecutivo tedesco intanto ha ottenuto l'ok da Bruxelles sull'operazione. I ministri dell'industria europei si sono riuniti, su richiesta di alcuni governi come quello belga, per valutare la possibile violazione delle regole comunitarie nell'ambito di un intervento a sostegno dell'azienda. Per la Commissione europea le attuali regole della concorrenza "permettono sotto certe condizioni agli Stati membri di sostenere rapidamente le filiali europee di General Motor nello sforzo per affrontare le loro immediate difficoltà finanziarie". A marzo dodici titolari dell'industria (tra cui Scajola) avevano concordato che qualsiasi misura nazionale di sostegno al settore auto (come di qualsiasi altro settore) sarebbe stata oggetto di informazione preliminare a livello europeo e di una scelta "coordinata". Oggi il presidente della Commissione José Barroso ha ribadito che Bruxelles "é attenta al pieno rispetto delle regole di concorrenza nelle risposte che potranno essere date alla situazione dell'Opel".

29 maggio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL FISCO

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STAR BENE

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ABITARE

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BRAVA CASA

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DONNA MODERNA

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SECONDA MANO

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